Call it what you want.

Loving can hurt, loving can hurt sometimes“, dice Ed Sheeran in Photograph, ma anche “Loving can heal, loving can mend your soul”. Per quanto sia stata male, per quanto in tre anni abbia cercato di allontanarmi sono bastati tre giorni per capire davvero che, per me, nessuno sarà mai te, e per quanto amarti mi abbia fatto stare male come nient’altro al mondo mi fa stare anche così bene da scordarmi qualsiasi cosa esista al di fuori di me e te insieme.

Dopo due anni sono riuscita a farti venire da me a Roma e non potevo immaginare tre giorni più perfetti di questi: dai gesti più ponderati, come abbracciarmi per farmi tranquillizzare dopo un incubo o farmi trovare colazione e pranzo pronti al mio risveglio, a quelli più semplici, come abbracciarmi mentre camminiamo per la strada o spegnere la sveglia del mio cellulare per farmi dormire di più di domenica, è stato tutto perfetto. Per una volta ci siamo completamente dimenticati del mondo intorno e siamo esistiti solo io e te, e parafrasando Taylor “the high is definitely worth the pain“.  Per la prima volta da quando sono a Roma sono andata al Colosseo e di vedere il Colosseo non mi importava niente. “Scusami ma te sei sempre qui”, ho pensato, “lui no, quindi preferisco godermi questa vista”. Tutti i miei amici mi chiedono se abbiamo parlato “della nostra situazione” ma onestamente, anche se la risposta è ovviamente no, mi va bene così. Sono stati tre giorni di pura e semplice felicità e non cambierei niente, neanche per definire una situazione indefinibile. Non mi interessa sapere cosa siamo, mi basta sapere che possiamo continuare a contare l’uno sull’altra e che posso trovare un abbraccio completamente avvolgente se mi capita di avere un incubo. E per quanti sbagli io possa aver fatto (o fare nel futuro), per quanto io abbia potuto soffrire, per quanto abbia lasciato di non detto e per quanto io possa pensare di non essere buona a fare niente una cosa me la devo riconoscere: amare te mi riesce molto bene (sempre citando Taylor, “And I know I make the same mistakes every time, bridges burn, I never learn, at least I did one thing right, I did one thing right. I’m laughing with my lover, makin’ forts under coverstrust him like a brother yeah, you know I did one thing right“)

Avrei voluto dirti quello che provo per te, quanto sia fiera di te e di quello che stai facendo e di quanto sei cresciuto ma alla fine so che sai già tutto (e se anche tu non lo avessi saputo ho una faccia molto eloquente, soprattutto quando ti guardo), non ho voluto rovinare niente. Un giorno, magari, quando torneremo a vivere nella stessa città, ti dirò tutto, ma non era questo né il luogo né il momento.

L’unica nota negativa è il male che ha fatto, e continua a fare, la tua partenza. Dalle tre di oggi pomeriggio se penso che non ti vedrò per un mese (forse di più) perdo la testa, non riesco a dormire perché il pensiero che fino a ieri sera eri qui a dormire con me mi toglie il fiato. Non ho ancora tolto i tuoi cuscini, per stanotte rimarrà tutto così, per quanto possa essere dolceamaro dormirò raggomitolata nel tuo lato del letto fingendo di averti ancora accanto, fingendo che tu non sia a 230 km da me e che non dovranno passare almeno 30 giorni prima di rivederti, quindi che dire?

Buonanotte amore, ci vediamo presto.

Baby you look happier, you do.

“Ho perso la testa per una.”

Una frase, questo è bastato a farmi crollare. È successo davvero. “Walking down 29th and park I saw you in another’s arms. Only a month we’ve been apart, you look happier”. Sono distrutta sotto tutti i fronti, penso ai momenti passati insieme e alle risate che ci siamo fatti durante le mattinate sceme passate a guardare video idioti. Eppure ti vedo felice, ti sento felice. Tranquillo. Come non eri da tantissimo tempo. Forse va bene così, forse è così che doveva andare. “Saw you walk inside a bar, he said something to make you laugh, I saw that both your smiles were twice as wide as ours. You look happier, you do”. L’unica cosa che mi importa è sapere che stai bene e che sei felice, che non hai più tutte le tue turbe. Di me mi importa relativamente, anche perché so che non dovrei reagire così, teoricamente parlando ho un ragazzo. Eppure vorrei solo morire. “Ain’t nobody hurt you like I hurt you but ain’t nobody love you like I do. Promise that I will not take it personal if you’re moving on with someone new, ‘cause baby you look happier, you do. My friends told me one day I’ll feel it too and until then I’ll smile to hide the truth but I know I was happier with you”. Provo a non pensarci, provo a non immaginarmi te con lei, te che la guardi, che la abbracci, che la baci, che fai l’amore con lei. Che le scrivi una canzone. Ho provato a soffocare tutto questo nell’alcool (scelta molto matura) ma non è servito a niente. “Sat in the corner of the room, everything’s reminding me of you. Nursing an empty bottle and telling myself you’re happier, aren’t you?”. Ripeto, so che non dovrei sentirmi così, ho un ragazzo meraviglioso e pazzamente innamorato di me che non mi fa mancare nulla, ma affrontiamo la verità: una parte di me sarà sempre innamorata di te, no matter what. E purtroppo è ancora una gran parte di me. “Ain’t nobody hurt you like I hurt you but ain’t nobody need you like I do. I know that there’s others that deserve you but my darling I am still in love with you. But I guess you look happier, you do, my friends told me one day I’ll feel it too, I could try to smile to hide the truth but I know I was happier with you”. Egoisticamente a volte penso che sì, sono felice che tu stia bene, ma potevi esserlo anche con me. Mi uccide sapere che io non sono stata abbastanza, che io non ho quel qualcosa in più per farti perdere la testa. Io sono solo io, io non me la meritavo una canzone scritta da te (errata corrige: ME LA MERITAVO. E ME LA MERITO.), io sono solo quella su cui buttare tutte le tue turbe, perché sono quella che ti ascolterà sempre e sono quella che ci sarà sempre per te, anche se significa starti a sentire parlare di lei fino alle 3.40 di notte quando muoio di sonno (e di dolore). “Baby you look happier, you do; I knew one day you’d fall for someone new, but if he breaks your heart like lovers do just know that I’ll be waiting here for you”.

Il mio cuscino ha il tuo profumo, e non voglio separarmene più. Almeno per stanotte. Almeno per stavolta – come se tu fossi qui con me, come se non fosse mai cambiato niente, come se fosse di nuovo il 1 Gennaio e potessi addormentarmi tra le tue braccia. Solo questa volta, solo un’ultima volta, prima di tornare alla realtà, prima di tornare a lui e a lei, prima di tornare al groviglio allo stomaco che mi viene quando mi parli di lei ma anche alla tranquillità di saperti felice, prima di tornare alla consapevolezza di non essere stata abbastanza, prima di andare a sbattere contro la verità più brutta e lancinante: sono ancora innamorata di te.

Ps: si ringrazia Ed Sheeran per aver scritto una canzone sulla mia vita attuale.